- Il MODELLO risulta essere una bella ‘macchinina’ presentata nel 1985, analogica anche se non proprio come quelle classiche anni ‘60 ma ci si avvicina molto. Le concessioni alle
sopravvenute modernità si riducono ad un circuitino elettronico per l’inversione di marcia, sempre però assistito dal noto invertitore eletromeccanico che chiamo “click-clack” e alle
spazzole che sono entrambe in carbone essendo questo un motore DCM. Che mi importa del cambio delle spazzole? E si che mi importa... il motore durante la marcia non ‘profuma’ più
abbastanza quanto quelli di una volta allorchè le spazzole erano una di carbone e una di rame e spruzzavano scintille da tutte le parti durante la marcia. Qualcuno, più contento, dirà...
meno male che non puzza più, era ora! E invece per me il poter annusare quel profumo era, ed è ancora oggi, un godimento indescrivibile, la firma delle loko Märklin che riconoscevo dal
loro profumo anche ad occhi chiusi (come il ‘boing’ all’accensione di un Macintosh). Monta i ganci di accoppiamento Relex ancora in metallo contrariamente a quelli utilizzati
successivamente o che si reperiscono oggi con attacco NEM ma che sono, a parte due piccoli particolari, tutti in plastica. Inoltre presenta una ‘chicca’ che oggi ce la sognamo: i tre assi
sono tutti motori e collegati fra loro dalla notissima cascata di ingranaggi in metallo e non solo dalle bielle come nel quasi generalizzato uso comune odierno. Nella produzione recente si
sono affacciate anche delle trazioni integrali, su tutti gli assi, ma oggi è cambiato il motore, il tipo di trasmissione e tutto il Märklin classico di una volta, intendo quello Buono con
la B maiuscola. Siamo arrivati ai giunti cardanici in nylon. Direi che è un tutt’altro mondo rispetto a questo storico al quale io mi appiglio. Oggi gira tutto nel più assoluto silenzio,
questa 3313 fa ancora parte della serie delle grattugie viaggianti, quella degli immortali frullatori, quelle che fanno rumore mentre camminano.
- Altre concessioni alla MODERNITA’: 1) iI portalampada cilindrico è in plastica con la lampadina che riesce ad impanarsi giusto perché nel tubicino è inserito uno dei cavi spellati, che
gli portano una polarità, e quindi il suo ingombro fa da impanatura alla filettatura della lampadina. Bei tempi quando i portalampada erano in metallo filettato, avevano un eccessivo
anello di tenuta perimetrale in acciaio e una bella saldatura sul cavetto giallo. 2) l’accensione delle luci a seconda del senso di marcia è invece una cosa simpatica che non mi dispiace
affatto come concessione alla modernità - Meccanicamente mi pare che non ci sia altro da dire se non vogliamo accennare alla distribuzione che è una classica e, per l’epoca ben riprodotta,
Walschaerts/Heusinger. Oggi si tende a riprodurre le bielle realisticamente molto più sottili di quelle presenti su questa loko ma, ho sentito dire, che spesso e volentieri riescono
addirittura a piegarsi sotto sforzo essendo loro a trasmettere il moto alle ruote e non gli ingranaggi.
- Il MANTELLO è un insolito, credo unico, connubio di plastica e metallo. E’ la prima volta che vedo un’opera siffatta: direi che è un intero blocco di plastica, una conchiglia, dal quale
centralmente fuoriesce la sola caldaia che è invece in metallo. Forse da una delle foto allegate si capisce meglio cosa voglio dire. In genere ero abituato a mantelli totalmente realizzati
in pressofusione e con la cabina di guida, in materiale sintetico, applicatagli sopra a mò di sella. Probabile che questo accorgimento di produrre il mantello in plastica/metallo sia stato
dettato dalla necessità di dare un pò di peso al complesso, altrimenti non se ne vedrebbe la ragione pratica - La loko non è pesantissima, pesa 267 grammi, giusto una settantina in più di
una piccola 3000. Il solo mantello, nonostante la caldaia pressofusa, arriva a pesarnr solo 60. Sul tetto della cabina è presente una ‘licenza poetica’ della Märklin, intendiamolo come un
tocco di classe, ovvero il ‘fischio’ realizzato in ottone che a guardarlo bene sembra addirittura, e forse lo è, un pezzo microscopicamente tornito! Sempre sul tetto ci sono due prese
d’aria che, da subito non ci avevo neppure fatto caso, sono realmente aperte sul davanti e sul dietro e comunicano con l’interno della cabina. Giustissima scelta: un pò di aria fresca a
macchinista e fuochista ci voleva proprio, specie nei periodi estivi!
La carrozzeria è simpatica e abbastanza dettagliata. Presenta anche dei corrimano e delle aste di comando che sono staccate dalla fusione del mantello e danno una bella impressione di cura
dei particolari. Anche le ‘pompe’ presentano dei tubicini realizzati a tutto tondo. I finestrini della cabina sono corredati di vetri, le tre luci presenti per ogni fronte accendono, come
detto, a seconda del senso di marcia e sono ben dettagliate come esecuzione dei fanali veri e propri. Quello alto, sul fronte della caldaia, dà proprio l’impressione che si possa sfilare
dalla sua staffa per essere all’occorrenza tolto. Confesso... di averci pure provato!
- Lo SMONTAGGIO del mantello si effettua facilmente in quanto presenta una sola vite a taglio da svitare che è nascosta nel primo duomo posizionato subito al fianco del camino. Un tappino,
diciamo la cupola del duomo, serve poi a chiudere tale foro. Con il pieghevole di istruzioni, generico come in uso a quei tempi, è allegato un foglietto che spiega questo particolare
altrimenti impensabile a scoprirsi casualmente perché ottimamente realizzato, proprio invisibile, anche se non è la prima volta che viene utilizzato su dei modelli ma ora non ricordo se
precedenti o meno a questo.
- Pochissime le SCRITTE riportate ma stampate alla perfezione. Si leggono tutte benissimo mediante l’utilizzo di una lente. Sono in caratteri talmente microscopici da non poter essere
misurati neppure sulla scala di un tipometro. Ricordo che il modello è nato da più di venticinque anni e mi pare si possa ben dire che si difende onorevolmente ancor oggi dall’incalzare
della agguerrita concorrenza di ben altri e più blasonati modelli.
- Ma il modello CAMMINA? Si, cammina pure. Il motore gira ‘rotondo’ ed è anche un esemplare velocino perché segue ancora i dettami della sua epoca di nascita quando con i treni ci
giocavano ancora ‘pure’ i bambini e a loro piaceva vederle correre le loko e deragliare in curva come del resto piaceva vederlo accadere anche a me stesso con le mie macchine. Oggi tali
velocità sono più pignolescamente regolamentate dal modellismo ‘puro’ e una loko che non correva nella realtà non corre neppure adesso ridotta a modello. La marcia ‘lenta’ è buona e alla
minimissima velocità non tende ad impuntarsi tanto che se alla vista non apparisse un pò troppo ‘lunga’ sarebbe ideale anche in uno scalo merci come manovratrice di carri. Ma per questo
scopo ci sono ben altri soggetti più idonei e perdipiù arricchiti dall’intramontabile gancio Telex. Sui miei ‘emme’ procede che è una bellezza a tutte le velocità e non sono riuscito a
farla andare... per campi. Dato il peso limitato, a velocità sostenuta, rimbalza un pò troppo giusto sullo scambio inglese e durante la prova ‘sul campo’ una sola volta ha sviato senza
fortunatamente combinare seri danni ne a se ne agli arredi circostanti.
- Ultima considerazione: gli ho offerto da FUMARE ma ha gentilmente rifiutato. Dice che non ha mai fumato e non vuole iniziare ora.
- Ciao, vado a giocare un pò con la 3313... mi piace proprio, è simpatica - Maurizio |